mercoledì 21 maggio 2008

Attenzione alla qualità degli infoprodotti, altrimenti non si va da nessuna parte.

Il mercato degli infoprodotti è in espansione! Ma per quanto tempo ancora? Ed in quale segmentazione? Queste domande bisogna farsele, perché l’Italia è piccola e la mentalità delle persone che la popolano lo è ancora di più rispetto ad internet.

In un modo o nell’altro, grazie al lavoro di alcuni precursori dell’infomarketing, oggi anche da noi è stato compreso il valore commerciale dell’informazione. I prodotti informativi sono a basso costo, rapidi da fabbricare e ad alto consumo di tempo per i concorrenti che intendono duplicarli. È stato dimostrato che in altri settori i prodotti lanciati con le telepromozioni hanno un tempo di vita utile di circa tre mesi prima che gli imitatori invadano il mercato. L’informazione invece richiede più tempo per essere contraffatta, e questo permette di avere periodi più lunghi di vendita esclusiva.

Ok! Ma qual è la segmentazione di mercato degli infoprodotti italiani? Qualcuno direbbe: quella delle persone interessate alla crescita personale, professionale ed economica (diciamo pure un settore comodo). Non basta! Occorre definire chi sono queste persone, come vivono, che lavoro fanno.

Un’indagine del genere, molto probabilmente, darebbe dei risultati inquietanti. Perché è possibile che gli infoprodotti italiani facciano un percorso a circuito chiuso. È possibile, cioè, che chi li compra faccia parte della stessa cerchia di chi li produce.

Mercato piccolo + segmentazione chiusa = involuzione del mercato. Di qui a breve si rischia il collasso, nonostante le dichiarazioni di exploit fatte da chi ha interesse a far passare certe notizie basate solo sull’apparenza.

Il punto è la qualità degli infoprodotti. La qualità delle proposte, dei contenuti e anche della forma. Lanciare sul mercato un eBook significa mettere in circolo un prodotto letterario. E come tale, prima ancora di occuparci dei contenuti, deve superare almeno la soglia della competenza sintattica e grammaticale. Ma se diamo uno sguardo in giro, anche nelle landing page dei produttori più noti, sembra che il ruolo della lingua italiana sia stato completamente soppiantato dal fatto di propinare a tutti i costi l’informazione. È vero, ad esempio, che al lettore che vuole fare soldi con eBay interessa conoscere i trucchi dei power seller e non come questi siano stati scritti. Ma se li scrivi male, forse corri il rischio di essere letto solo dal tuo compagno di banco e non anche da chi invece ha bisogno di acquisire fiducia verso un prodotto agli esordi. Chi sta fuori da questo mondo, infatti, non sa che dietro poche righe di un PDF possa esserci una strategia straordinaria per cambiare vita. Quindi giudica e valuta le cose per come gli si presentano. E cosa pensa quando in prima battuta legge dozzine di strafalcioni grammaticali?

La scrittura è come un bel vestito, se è di qualità conferisce una buona immagine. E se l’abito fa il monaco, i testi deturpati dall’incompetenza linguistica non fanno nemmeno un chierichetto.

Per avere un futuro, gli infoprodotti devono sbarcare sui territori inesplorati del mercato. Devono entrare nei computer dei lettori di qualità. Altrimenti, rimangono sempre e solo il tentativo scalmanato di uno smanettone che vuole racimolare qualche soldo online.

Se volete un consiglio, ora è il momento di pensare alla qualità.

1 commento:

Jose - RicchezzaVera.com ha detto...

Discorso giustissimo, ma imho un pò ovvio...

ci saranno sempre i taroccari, ma non potranno mai crearsi un business duraturo: se diventi un opinion leader come Carlo d'Angiò, possono copiarti anche tutti gli infoprodotti, ma l'"originale" rimani sempre tu!

1abbraccio
Josè