martedì 13 novembre 2007

Le "parole" vanno in pensione

Anche le parole, come le persone, quando lavorano troppo vanno in pensione. Cosa vuol dire? Vuol dire che ogni parola, sin dalla nascita, ha una sua forza comunicativa, una sua specifica capacità di fare presa sulla gente e di richiamare l’attenzione sul significato delle cose che ciascuna rappresenta. Non si tratta solo di una traduzione letterale, ma di un vero e proprio processo di associazione. Se io dico “bomba”, ad esempio, la gente associa a questa parola immagini e fatti, e ne ricava un significato che va oltre quello letterario. È un processo più che normale, in cui ciascuno richiama alla mente le proprie esperienze correlate e le rivive in maniera del tutto soggettiva.

Ovviamente, la carica emotiva e semantica di ogni parola varia col tempo in relazione alla quantità e alla qualità delle esperienze. Se parliamo di qualità, ad esempio, per i bambini la “bomba” può essere semplicemente un giocattolo o il titolo di una canzone. Per gli adulti, invece, ha un significato molto meno ludico.

Ma c’è da fare anche un discorso di quantità. Se pensiamo ai politici, per fare un esempio, e alle parole come “parlamento”, “governo”, “giustizia”, “legge”, “ministro”, ci rendiamo conto che sono sempre più frequentemente associate a fatti sostanzialmente poco onorevoli e lusinghieri, e la loro capacità comunicativa, in relazione al significato letterale proprio, sta subendo un vero e proprio appiattimento semantico.

Questo spiega anche perché le parole fanno presa su alcuni soggetti e non su altri, oppure, semplicemente non fanno più presa. Ne abbiamo parlato anche nel precedente post sulle tecniche per attirare l’attenzione contravvenendo alle aspettative. Gli esseri umani si adattano con incredibile rapidità a modelli consolidati. La stimolazione sensoriale costante ci fa perdere la sensibilità.

È un po’ quello che sta succedendo con le espressioni “fare soldi” o “guadagnare soldi” con internet. Un tempo queste espressioni si facevano notare e suscitavano una certa aspettativa. Ma poi cos’è successo? L’esperienza sociale (non sempre piacevole e positiva) e l’uso industriale di queste locuzioni (associato alle esperienze) ne stanno riducendo sensibilmente la forza. Non c'è da meravigliarsi se di qui a poco diventeranno un semplice modo di dire.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Vero! Sottoscrivo tutto quello che hai detto. Alcune parole in internet oramai si sentono ogni giorno. Ci si è abituati. Non fanno più notizia. eppure vedo che anche tu le usi ancora. Come mai?
Michele

Carlo ha detto...

Le abbiamo usate e fanno ancora parte di una strategia importante di lavoro-casa.com. Ma stiamo già studiando un modo per sostituirle. Lo sforzo - e anche la bravura - sta nell'arrivare un poco prima degli altri sulle parole che di qui a breve occuperanno lo scenario della suggestione dialettica.
Noi ci proviamo.
Ciao